Intervista a Guirri Tour

Conosciamo insieme Lorenzo e Niccolò

 

Guirri Tour

L’intervista si è svolta nel periodo post Covid, anno 2022

Innanzitutto grazie mille ragazzi per questa intervista, è meraviglioso il mondo in cui riuscite a coinvolgere le persone nei vostri viaggi e a trasmettere la vostra passione. Iniziamo!

Qual è la parte del viaggio che preferite?

Lorenzo:  Innanzitutto per me un viaggio parte già da casa. Dal momento in cui mi metto a ricercare studiare e ad approfondire..il tempo vola…ore e ore di leggere, scrivere sottolineare di prendere appunti. Quello è il primo step di ciò che significa viaggiare per Lorenzo. Il mio viaggio parte da casa. Una cosa che odio fare è dare i miei itinerari, i miei studi alla gente, perché li precluderei dal fatto che anche loro potrebbero iniziare a viaggiare fin dal tavolo di casa.

Un’altra cosa che amo del viaggio è condividere, ecco l’importanza del mondo social perché mi permette di condividere, di far apprezzare a chi non ha la possibilità di partire, ciò che sto vivendo e dall’altra parte, condividere a me stesso i ricordi per far si che in futuro io possa rivedere attraverso gli scatti e il video ciò che quel giorno quel viaggio mi ha regalato.

Niccolò : La parte che preferisco del viaggio è quando atterro o scendo dal treno a destinazione, inizio a esplorare la città o il paese, quello che sia e secondo me la parte più bella è quando vivi le cose locali. Andare in un ristorante particolare che c’è soltanto in quel paese ad esempio in Cappadocia andare a mangiare in queste grotte tipiche o fare tutte quelle esperienze locali che non potresti fare altrove.

Lorenzo: Io odio viaggiare in treno, assolutamente per me il treno potrebbe non esistere. Invece amo viaggiare in aereo.

Lorenzo Guirri

La parte del viaggi che invece vi fa più soffrire? (bagni, cibo, sveglia al mattino)

L.: La parte che mi ha sempre fatto soffrire è che avessi poco tempo per vivere il viaggio e quindi dovessi tornare con la solita frase: Ah ma devo già tornare? Tutti vorrebbero avere più tempo a disposizione ma purtroppo non è cosi. Nelle cose pratiche invece, amo svegliarmi presto la mattina e tirare come un leone fino a sera e poi collassare a letto.

Una grande fatica è stato il cibo in India perché non amo mangiare speziato, non amo il piccante. In India c’era tutto quello che non mi piace. Per me quel viaggio è stato una sfida, ci ha messo alla prova, ci ha garantito una sfida fatta e finita.

N.: La parte che mi fa più soffrire , ammetto, all’inizio poteva essere il cibo. Poi col tempo sono cambiato al riguardo. Detto sinceramente non ho una parte che mi fa veramente soffrire. Mi adatto, ho imparato ad adattarmi , cosa che non pensavo di riuscire a fare.

Non vi conosco personalmente, l’immagine che mi date è di due ragazzi che si adattano facilmente a nuovi ambienti e in contesti completamente differenti dal punto di vista culturale e sociale.

E’ così? Mi piacerebbe sapere, la flessibilità è qualcosa che avete imparato viaggiando o già dalle vostre prime avventure avevate facilità ad adattarvi a nuovi luoghi?

N.: Io pensavo inizialmente che fosse difficile adattarsi a nuove situazioni anche perché sono sempre stata una persona che mangiava poco , soprattutto cibi italiani, pasta e pizza. Ero molto chiuso sotto questo aspetto. Invece fin dalle prime volte che ho iniziato a viaggiare un po’ più seriamente, mi sono adattato. Il mio primo viaggio è stato in Sudafrica ho mangiato tutto quello che c’era, insomma, pur di sopravvivere si deve mangiare qualcosa.

L.: Per quanto mi riguarda mi abituo subito facilmente a cose dinamiche, strane, diverse e disordinate. Faccio più fatica ad abituarmi ad una routine all’estero. Per me l’esperienza au pair in Inghilterra è stata faticosa perché la routine della casa, abitando con altra gente, sommato con il lockdown mi ha veramente messo alla prova. Cosa che non mi è mai successo viaggiando, continuando ad avere stimoli esterni , trovandomi ad affrontare altri tipi di difficoltà.

Group of tourist

Momenti in cui vi è successo qualcosa di pericoloso mentre eravate in viaggio? Come ne siete usciti?

N.: Non parliamo di una cosa personale che è successa a noi ma a livello di organizzazione. Quando siamo arrivati in India, su un periodo di 20 giorni, al secondo -terzo giorno una compagna di viaggio si è slogata un piede e abbiamo avuto un grande problema. Lei personalmente ha deciso di rimanere con noi durante tutto il viaggio perché lo desiderava da tanto tempo e questo diciamo è stato un momento molto pericoloso.

Lei si è adattata e siamo riusciti a completare il viaggio.

Un’altra cosa che è successa sempre in India, una componente del nostro gruppo, tra l’altro molto più anziana, durante la festa del Diwali si è persa. L’abbiamo persa, per nostra fortuna avevamo un hotel con un nome italiano e lei ha avuto modo di ricordarsi il nome e ha preso un Tuk-tuk. E’ tornata in hotel e si è sistemato tutto.

L: Momenti pericolosi no, piuttosto di problem solving. Alle 2 di notte hanno cancellato tutti i voli dalla Norvegia all’Italia per Covid e di li a 3 ore dovevamo rientrare. Trova un volo per la Spagna e dalla Spagna all’Italia e siamo riusciti a tornare.

Non abbiamo mai subito furti, violenze o robe del genere, né incidenti.

Nel vostro blog ho notato, come spiegate voi stessi, che fate una “categorizzazione” di viaggi. Con quale aspetto del viaggio vi identificate di più? Come mai?

L: Io snobbo un po’ le città, caos, treni metropoli, Preferisco un Australia on the road in cui mi perdo, metto l’amaca o pianto la mia tenda, mi fermo col mio gruppo in mezzo ad una spiaggia dove non c’è nessun altro piuttosto che in Islanda davanti ad una cascata e guardarla per ore o piuttosto che l’aurora boreale o in un safari guardare il leone che mi sbadiglia fuori dalla macchina.

Amo anche mettere un’esperienza adrenalinica all’interno del viaggio perché da un tocco speciale ad ogni meta: tipo Sudafrica con la carrucola, Australia con lo skydiving che l’Islanda con gli huskies, la Lapponia con l’hotel di ghiaccio, il tuffo dai fiordi in Svezia.

N.: Per quanto riguarda me invece, sono sempre partito con l’amare i viaggi in città, città d’arte come Firenze, Roma. Però conoscendo Lorenzo e portandomi come primo viaggio in Sudafrica dove la città che abbiamo visitato è stata solamente una Capetown, principalmente il resto era natura e animali, mi sono anche innamorato di questa parte più naturalistica. E una cosa che ci deve sempre essere è un’esperienza adrenalinica.

Può essere la gabbia degli squali che abbiamo fatto in Sudafrica o anche banalmente in Cappadocia salire sulla mongolfiera. Quell’esperienza particolare che provi solo in certi luoghi.

Tour operator

In un’intervista recente avete rivelato che per voi viaggiare è sinonimo di bisogno (Lorenzo) e conoscenza (Niccolò). Secondo voi il viaggio può avere un valore terapeutico?

L.: Un viaggio come scopo terapeutico assolutamente, lo stiamo sperimentando da un anno a questa parte in cui siamo chiusi nelle mura di casa, piuttosto che nelle mura della regione. Quanto sia importante viaggiare , cambiare aria , avere stimoli nuovi , mettersi in gioco in posti diversi distanti dal nostro modo di vivere.. su di me ho capito che devo ripartire.

N.: Si fa bene sia all’anima che a riparare delle ferite , a volte ci sono questioni che nel luogo dove abiti magari ci sono situazioni che sono strette, che non funzionano, viaggiando puoi sistemare queste cose. Affrontando nuove esperienze sicuramente ha un valore terapeutico.

Che cosa ha cambiato in voi la possibilità di viaggiare cosi tanto?

L.: Viaggiare per me è diventato perfezionare il mio modo di organizzare, cercare il dettaglio, cercare l’esperienza, la particolarità che trasmettesse un’emozione e soprattutto ho imparato a lanciarmi. Soprattutto nell’ultimo viaggio in Italia, 83 giorni on the road, ho dovuto trovare soluzioni inverosimili, ridicole, trovare un posto per la tenda, nascondermi con la macchina per non pagare il parcheggio, farmi km e km …

Dal mio punto di vista, le competenze che ho perfezionato sono il problem solving, uscire dalle varie situazioni e imparare ad organizzazione di un programma preciso, puntiglioso, dettagliato e pensato.

N.: Mi ha formato sicuramente la prima cosa che mi ha insegnato è guardare fuori dal cortile di casa e imparare mangiare cose diverse. Dal punto di vista culturale ho conosciuto persone di vari paesi diversi, mi sono tolto vari pregiudizi. Ho cambiato tante idee durante i viaggi e ho notato di aver acquisito un’apertura mentale su molte cose e per questo devo ringraziare Lorenzo. Bene o male è lui quello che organizza veramente un viaggio. Mi ha formato molto il viaggio.

L.: Una cosa che non ho mai provato e che non penso proverò, non è un bisogno che sento. Partire senza programma e girovagare per caso, cercando stimoli e avventure. Questa cosa non l’ho mai provata. Nel viaggio on the road in Italia ad esempio le uniche cose che non avevo programmato era dove dormire e dove mangiare. Fare come alcuni che prenotano un volo per Brasile, atterrano e decidono cosa fare: questa cosa non l’ho mai sperimentata.

Solo travel

Ci sono delle mete che vorreste raggiungere ma purtroppo vi ritrovate a rimandare? Posso chiedervi per quali motivi?

N.: Una meta che tanto desideravo raggiungere è New York, era da anni che desideravo andarci. L’America è sempre stato il mio sogno. Sono riuscito ad andarci quest’anno ed è la città che più amo in assoluto dopo averla vissuta di persona.

L.: Io dovevo partire per l’Australia e il Sud Est asiatico. Mi sarebbe piaciuto andare anche in Nuova Zelanda. Invece mi sono trovato a fare l’au pair in Inghilterra: ovviamente il collegamento con l’Australia e la Nuova Zelanda è stato chiuso; dovevo partire per l’Asia il 25 di marzo 2020 ma hanno bloccato tutto. Queste destinazioni rimangono nel magazzino delle possibilità perché gli itinerari sono tutti pronti nella famosa cartelletta blu degli itinerari. Resta anche il Sud America che non ho mai toccato ad oggi.

Quali sono le destinazioni che vi hanno sorpreso e deluso di più?

L.: Io parto subito dicendo che Israele e Timisoara sono le uniche due mete che mi hanno deluso perché ..Israele è una terra molto delicata e particolare, è difficile l’approccio. Io personalmente ho faticato a relazionarmi con le persone, c’è sempre nell’aria quella tensione di essere guardati, visti. Hai sempre la sensazione che qualcuno ti controlli. Israele e soprattutto la zona di Cisgiordania e Palestina, per motivi sociopolitici e religiosi .

Per quanto riguarda Bucarest e Timisoara non mi hanno dato molto.

Sono assolutamente innamorato pazzo del Nord Europa, dell’Islanda della Norvegia, il Sudafrica. Adoro gli animali e tornerei li adesso per vederli a pochi metri. Sono innamorato di tutti i posti legati alla natura e al silenzio , colori, tramonti, albe. L’India è un viaggio che mi è piaciuto, ho faticato, non so se tornerei. Molto probabilmente tornerei ma non adesso, lascerei correre un po’ di tempo.

N.: Paesi che non hanno mai soddisfatto le mie aspettative in realtà, ad oggi, ancora nessuno. Ne ho visti pochi di paesi e non sono mai rimasto deluso. Sono stato molto sorpreso da viaggi in Cappadocia e Marocco. Sono stati molto veloci: 4-5 giorni, mi hanno lasciato sorpreso di tante cose. Magari da un lato la cultura completamente differente, andando a vivere quelle esperienze ho incontrato persone molto ospitali e accoglienti. Mi sono sentito a casa anche in quei posti che di casa non avevano niente.

Banalmente in Marocco c’era una persona che aveva un parente che Lorenzo conosceva e ci ha ospitato, ci ha mostrato il paese con gli occhi di un marocchino e ammetto che è stata una cosa bellissima.

Invece per quanto riguarda la Turchia , non mi aspettavo che sarebbe stato il posto in cui meglio ho mangiato fino ad oggi. Tutti i piatti che ho mangiato in tutti i posti erano buoni, anche meglio di quelli italiani.

Un enorme ringraziamento a

Lorenzo Guirri: Responsabile viaggi estero nel Tour Operator Ezcape

Niccolò Pozzi: Virtual production di Sky

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